Il Consiglio direttivo del Circolo e Centro Studi Emilio Caldara ha promosso – dopo un avvio sperimentale nel 2023 – l’iniziativa annuale (anzi ad avvio “augurale” dell’anno) di un Premio intitolato ad Emilio Caldara, sindaco del primo Novecento di Milano. Sindaco innovativo, lungimirante, aperto al progresso, alla società, all’Italia, al futuro.
L’Assemblea dei Soci ha approvato questa istituzione e ha approvato la proposta di un riconoscimento sia a un uomo che a una donna, salvo ragioni congiunturali molto significative attribuite a personalità vive per la testimonianza di restituzione alla persona. E ha accolto all’unanimità sia i punti caratterizzanti di questo Premio sia le scelte e le motivazioni di questa edizione in avvio dell’anno 2024.
Quanto ai punti caratterizzanti essi si riconducono ai valori civici comunque espressi – nella professione, nello svolgimento di mandati elettivi o rappresentativi, nell’esercizio culturale e civile del pensiero e dell’azione rivolto alla società e alla comunità, in cui il sapere e il progetto personale coincidono con gli interessi collettivi. E in cui lo sguardo – sostenuto da solide radici e consapevolezze – è orientato ad un futuro generale di libertà e benessere generale.
La scelta dei premi 2024 ha riguardato due illustri concittadini milanesi (il fattore nativo non è naturalmente un vincolo per il Premio Caldara, Caldara stesso essendo nativo di Soresina nel cremonese) i cui nomi campeggiano alle mie spalle. Nelle loro diversità e nei loro elementi di convergenza.
Le motivazioni verranno lette da Anna Catasta, nostra vice-presidente, per Alessandra Kustermann e da Stefano Rolando, nostro direttore scientifico, per Pierro Bassetti, Il prof. Silvio Garattini – che ringrazio a nome di tutti i presenti per avere accolto oggi questo ruolo – interverrà proprio su questo profilo legato alle differenze, alle specificità e alle convergenze di due figure che ben conosce. Come bene sono conosciute dalla società milanese e da coloro che sono convinti che forse non abbiamo bisogno di eroi ma di modelli di iniziativa, di pensiero e di coraggio civile sì.
C’è bisogno di premi? Credo sia giusto dare qualche risposta a un quesito naturale. Ci sono premi di cui non si sa neppure bene quale sia la membership (penso al Nobel, per esempio) di cui quasi tutta l’umanità si fida perché la selezione è molto competente ed è per lo più al riparo da pressioni. Poi ci sono premi – penso a molte località di villeggiatura – che hanno istruttorie vaghe e che servono – o credono di servire – alla notorietà del luogo, finendo alla fine per premiare non i migliori ma i più noti.
È fin troppo chiaro che noi non siamo il Nobel, ma nemmeno una località di villeggiatura. Non abbiamo ancora la forza di creare un’istruttoria robusta facendo esprimere filiere di competenti (magari un giorno ci arriveremo) ma rappresentiamo un soggetto immateriale che consideriamo prezioso per una comunità: l’etica civica, sommata ad una buona conoscenza della storia locale e all’assoluta indipendenza nei confronti di poteri economici, politici e mediatici. Un “premio” dunque significa segnalare valori, esempi, modelli. E essere così coinvolti, nei limiti delle possibilità e delle relazioni, da un certo spirito di pedagogia valoriale.
Se oggi pensiamo al percorso di intuizioni, provocazioni, generosità intellettuale di Piero Bassetti, rispetto a quanto e come lui stesso si è dedicato a Milano; se pensiamo alla criticità della questione delle libertà e dei diritti delle donne e a quanto Anna Kustermann ha fatto e continua a fare, abbiamo un senso molto preciso di quali contenuti e quasi significati appartengono a questa “pedagogia sociale”.
Per questo siamo grati a loro, agli insigniti, per avere accettato questo atto di riconoscenza. E ci sentiamo impegnati a irrobustire per il futuro sia la base delle nostre istruttorie sia il nesso di questo “messaggio” con quelli che vengono avvertiti come i maggiori problemi – e non nascondiamocelo, anche le maggiori criticità – della nostra città e della nostra situazione sociale.